Punteggio Isa, variabili critiche e assenza di accertamenti automatici

La circolare n. 20/E/2019 della Entrate ha affermato che l’attribuzione di un punteggio compreso tra 6 e 7,99 non comporta controlli automatici, precisando che il dato da valutare è quello finale attributo dal software al contribuente senza prendere in considerazione il valore dei singoli indicatori che compongo l’Isa. Pertanto, nel caso in cui un contribuente abbia un punteggio Isa pari a 6.96 (compensi per addetto 10; valore aggiunto per addetto 5.43; reddito per addetto 5.46), non avranno autonoma rilevanza gli indicatori che presentano, singolarmente un valore inferiore a 6.
Sul punto va poi evidenziato che non vi è alcun automatismo di inserimento della singola posizione nelle liste di controllo per i contribuenti ai quali viene attributo un voto complessivo pari od inferiore a 6, poiché tali liste vengono formate non solo in relazione al punteggio maturato negli Isa, ma anche con la presenza di altri segnali sintomatici di una possibile evasione presenti in anagrafe
Fra i commercialisti, alcuni risultati appaiono particolarmente bassi in quanto gli indicatori di affidabilità sono solo 3, mentre quelli di anomalia sono ben 75. Il punteggio finale, infatti, è una media tra gli indicatori di affidabilità, che contribuiscono ad alimentare positivamente l’esito finale, e quelli di anomalia che, anche se partecipano al calcolo finale solo quando l’anomalia è presente, di fatto deprimono il risultato.
L’Unione nazionale giovani dottori commercialisti segnala che molti studi con contratti annuali a forfait con i clienti stanno incontrando difficoltà, in quanto accade che gli Isa segnalino un’anomalia dando un punteggio 1 perché il compenso medio dell’attività di compilazione dei modelli dichiarato è inferiore alla soglia. In questi casi, gli esperti suggeriscono di scorporare dal forfait una quota per il modello redditi e riproporzionare il contratto.

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