“Cura Italia”: una enormità di pratiche a carico delle imprese, ma la soluzione potrebbe esserci

– § – “CURA ITALIA”: UNA ENORMITA’ DI PRATICHE A CARICO DELLE IMPRESE, MA LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERCI – § –

Dopo la pubblicazione del DL “Cura Italia”, il mondo delle imprese e dei lavoratori autonomi in generale (in estrema difficoltà) e quello dei professionisti dell’area fiscale e giuslavoristica, si sono dovuti confrontare con una enorme quantitativo di disposizioni di varia natura e portata. E adesso? Chi le svolge e chi le paga?

Non abbiamo titubato un attimo ad individuare un titolo immaginario a quanto segue, descritto in estrema sintesi: “DIGNITA’ e AIUTO ALLE ATTIVITA’“.

Infatti, nell’analizzare la grave situazione che sta coinvolgendo veramente tutti e nessuno rimane  veramente escluso (uno dei pochi casi della vita di ognuno), il nostro Studio e i nostri Clienti, come altri milioni in Italia, hanno rilevato che il lavoro da svolgere per dare attuazione alle norme dei vari decreti susseguitisi per regolamentare e contrastare l’emergenza sanitaria da Coronavirus, è veramente moltissimo, soprattutto per la parte giuslavoristica.

Per i professionisti del settore non sarà facile erogare tale assistenza e tale consulenza perchè in un così grave momento di crisi mai visto dal dopoguerra, mettere al lavoro due soggetti che vivono reciprocamente di entrate dal “libero mercato” in un momento in cui il mercato, di fatto, non esiste praticamente più e non è noto ancora quando, se e come ripartirà, non è concepibile, e la gravità della situazione non lo rende possibile. evitare una riflessione sul fatto che chi lavora deve essere pagato e a chi deve pagare occorrono soldi che non ha e che rischia di non avere per lungo tempo e se e quando, forse, continuerà a svolgere la sua attività del periodo precedente al disastro Coronavirus. Non solo, ma anche se “qualcuno” (Stato, banca, ecc.) glieli fornirà (non ha importanza se a prestito o a fondo perduto) la destinazione potrebbe anche non essere quella da indirizzare ai servizi professionali svolti. Ma la riflessione deve continuare. Questa crisi si aggiunge anche alla già ben consolidata crisi decennale puramente economico-finanziaria e, quindi, aggiunge ulteriori difficoltà di incasso/pagamento a quelle già esistenti da tempo, troppo tempo.

Una riflessione effettuata all’interno del nostro Studio tra i Professionisti Partner è stata anche quella di valutare se sia veramente il caso di operare a favore di chi è già moroso, ad esempio, o di chi probabilmente non ce la farà neanche a riprendersi oppure a dedicare risorse oltre a quelle necessarie per sopravvivere (anche se giunte a supporto da parte dello Stato).

Tale riflessione ci ha portato alla conclusione che occorrerebbe un decreto urgentissimo basato sui contenuti del DM 20.07.2012, n.140 (Capo III – Disposizioni concernenti i dottori commercialisti ed esperti contabili) integrato da DM 21.02.2013, n.46 (Consulenti del Lavoro).

In sostanza, dovrebbe essere lo Stato ad accollarsi le spese per le attività previste nei vari decreti, sia per quelle delle quali beneficeranno i lavoratori autonomi, sia per quelle della quali beneficeranno i dipendenti o assimilati.

I Dottori Commercialisti e gli Esperti Contabili e i Consulenti del Lavoro sono già soggetti di fiducia nell’intermediazione del rapporto Stato/Contribuenti e, pertanto, assolverebbero, comunque, nella loro funzione che già stanno svolgendo.

La differenza sostanziale è che, in caso di emergenza come quella che stiamo vivendo, non è possibile pensare di gestire la parte puramente burocratica con gli stessi criteri di come se non fosse accaduto niente.

Operativamente sarebbe sufficiente che, una volta terminate le pratiche, con le varie forme di inoltro che saranno stabilite, il professionista riceva direttamente i suoi compensi non dalle imprese o da chi deve eseguirle, ma dallo Stato nei seguenti termini:

  1. 40% pagato entro 30.04.2020
  2. 30% pagato entro 31.05.2020
  3. 30% compensabile con qualsiasi tributo, imposta, contributo, cassa previdenza, ecc. dal 31.05.2020

Su tali compensi non dovrebbe essere applicata alcuna ritenuta di acconto e il 70% di cui ai punti 1 e 2 potrebbe anche essere spendibile anche in banca con erogazione di anticipi.

Le risorse per queste attività dovrebbero essere rilevate dall’helicopter money in arrivo.

I vantaggi di questa operazione sarebbero moltissimi e sarebbero delle certezze per tutti:

  • Le imprese e i lavoratori avrebbero certezza di ottenere l’esecuzione delle pratiche;
  • I professionisti avrebbero certezza di ottener l’incasso del compenso;
  • Lo Stato saprebbe che le medesime risorse che aveva previsto, sarebbero indirizzate e mirate su effettivi “investimenti” per il rilancio;
  • Lo Stato e i professionisti baserebbero il rapporto economico sulla base di norme già vigenti e ritenute eque rispetto alla remunerazione delle prestazioni ivi regolamentate;
  • Tutti gli operatori assorbirebbero la necessità di esecuzione delle pratiche da eseguire in condizioni di emergenza.
  • I professionisti eseguirebbero le pratiche senza dover neanche pensare e riflettere se rinunciare ad eseguirle per i clienti cattivi pagatori:
  • Ecc., ecc.

Pensare di gestire questa situazione con i criteri classici della ordinaria legiferazione e della conseguente operatività come se fosse uno dei tanti “periodi normali di vita normale”, magari come quelli per una finanziaria indirizzata ai conti del bilancio statale, no, non è possibile, ne verrà fuori un (ennesimo) caos.

Dott.Rag.Mirco Comparini e Rag.M.R.usso

Be social

Copy Protected by Chetan's WP-Copyprotect.
Vai alla barra degli strumenti