“Prevista l’estensione dell’inversione contabile (“reverse charge”” a ipermercati, supermercati e discount alimentari, scelta che dovrebbe garantire all’Erario 728 milioni di euro di maggiori introiti. In questo modo di sposterebbe l’obbligo di versamento dell’imposta sul valore aggiunto dalle piccole partite Iva alle grandi catene della distribuzione commerciale. L’Italia attende da Bruxelles il via libera al meccanismo di inversione contabile che in pratica elimina la detrazione dell’Iva sugli acquisti. Se la misura fosse bocciata scatterà una clausola di salvaguardia sulle accise della benzina già a partire dal 2015“.(di Andrea Gagliardi in Il Sole 24 Ore).
Una misura presentata in termini di efficacia alla lotta all’evasione e che potrebbe configurarsi come un prestito forzoso e senza interessi concesso allo Stato dalle aziende che forniscono beni di consumo alla distribuzione organizzata (supermercati, ipermercati, ecc.).
“(…) i fornitori della grande distribuzione dovranno emettere fatture senza l’applicazione dell’Iva per la cessione di beni a ipermercati, supermercati e discount alimentari.E se le aziende resteranno senza liquidità perché non incassando più l’Iva vedranno inaridirsi parzialmente il loro flusso di cassa (ci sono grandi aziende che quantificano il danno immediato nell’ordine di miliardi) e saranno costrette a chiedere il rimborso allo Stato, che (per somme sopra i 700 mila euro) riceveranno solo dopo lunghe attese e solamente se saranno in grado di fornire una fideiussione o dotarsi di un particolare visto di conformità, sembra non importare al governo. Ad essere favoriti saranno i prodotti esteri che non risentiranno di questa normativa. A meno che l’Europa non ci metta una pezza, visto che l’estensione del reverse charge entrerà in vigore «previo rilascio dell’autorizzazione comunitaria»” (di Franco Adriano in ItaliaOggi).
