Fondo patrimoniale: sostanzialmente cancellato. Niente più tutela del patrimonio familiare.

Può avere effetti devastanti il nuovo Decreto Legge n.83/2015 del 27.06.2015 sulla riforma della giustizia  appena approvato dal Governo Renzi: un decreto che mira, in gran parte, a sostenere le ragioni delle banche nel recupero dei crediti nei confronti dei debitori morosi.

Flash NewsE’, di fatto, sia nella forma, sia nella sostanza, un addio (doloroso) al fondo patrimoniale. Un istituto che per decenni è stato lo strumento più usato per tutelare principalmente la casa familiare dai rischi del futuro o dai debiti di lavoro. Uno strumento agile e poco costoso, previsto dal nostro ordinamento a tutela della famiglia e, spesso, anche con un “occhio” sui minori. Questo istituto perde in gran parte la sua utilità e, anzi, peggiora la posizione del proprietario.

In estrema sintesi, con questa impattante riforma, la banca o qualsiasi altro creditore non dovrà più agire con l’azione revocatoria (entro i cinque anni), ma potrà procedere con pignoramento anche sull’abitazione principale (cosiddetto pignoramento immobiliare) anche se quest’ultima è stata inserita nel fondo patrimoniale, e senza esserci più bisogno di intraprendere, appunto, l’azione revocatoria.

E’ stabilito, infatti, che tutte le volte in cui il debitore abbia ceduto un proprio bene (con donazione) o lo abbia inserito in un fondo patrimoniale o in un trust e lo abbia fatto successivamente alla nascita del credito, il creditore può ugualmente procedere ad esecuzione forzata, e quindi mettere “attaccare” la casa stessa, anche senza aver ottenuto una sentenza di inefficacia (appunto la cosiddetta revocatoria). L’unica condizione affinché tale potere del creditore possa manifestarsi è che quest’ultimo trascriva il pignoramento entro un anno dalla data di trascrizione dell’atto di donazione, vendita, fondo patrimoniale o trust.

In pratica si tratta di una presunzione di comportamento fraudolento da parte del debitore. Si presume, cioè, che questi, nell’anno anteriore ai pignoramenti, sia sempre in malafede e agisca sempre allo scopo di frodare il creditore.

A prescindere dalla verità. Che può fare il debitore per difendersi ? La nuova legge peggiora fortemente tale posizione ed ha pregiudicato la posizione dei morosi anche sul piano processuale.

Per opporsi, il debitore dovrà accollarsi tre forti effetti sfavorevoli e disincentivanti:

  1. dovrà anticipare le spese processuali;
  2. subirà l’inversione dell’onere della prova. Con l’azione revocatoria era il creditore a dover dimostrare l’intento fraudolento del debitore, oggi è quest’ultimo a doversi difendere e a dimostrare (se ne comprende la difficoltà ?) che il fondo patrimoniale, la donazione o la vendita non avevano lo scopo di frodare la banca;
  3. gestire il rischio che, in tutto il percorso processuale e in attesa del conseguente giudizio di opposizione, la casa venga venduta all’asta o, quantomeno, sia imposto al debitore di lasciare l’immobile e trovare un’altra abitazione.

Si consiglia vivamente a tutti i lettori e a tutti i clienti di effettuare una valutazione della propria situazione con i consulenti di fiducia.

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