#FatturaElettronica: dal mancato rispetto della Privacy” alla realtà sulla “presenza nel mondo”

A 40 giorni  dell’obbligo previsto, il Garante della Privacy chiede chiarimenti all’Agenzia delle Entrate su profili di rischio in materia di Privacy. Per il Garante tutto il sistema predisposto dall’Agenzia delle Entrate per l’obbligo di fatturazione elettronica non è “privacy by design”, alla luce del Gdpr. Il nostro Studio aveva già segnalato questa situazione ai propri Clienti, ma aveva “raccontato” anche un’altra realtà rispetto a quanto divulgato “in giro”

Sulla base del contenuto del Provvedimento del Garante della Privacy, adesso sono ben evidenti i rischi che emergono dalle lacune di progettazione con cui l’Agenzia delle Entrate ha pensato e organizzato il Sistema di Interscambio (SDI) per la gestione della Fattura Elettronica. E’ la prima volta che il Garante esercita il nuovo potere correttivo di avvertimento, attribuito dal Regolamento europeo, attraverso un provvedimento adottato anche a seguito di reclami prodotti dall’Associazione Nazionale Commercialisti. Sempre alla luce delle nuove norme, il Garante segnala anche che sarebbe dovuto essere consultato, ma l’Agenzia non l’ha fatto.

Non casualmente nelle sessioni di aggiornamento dedicate ai Clienti sul tema Fattura Elettronica, insieme alla casa di software (Multidata), il nostro Studio ha chiamato a partecipare anche una delle aziende più importanti in Italia nel settore Privacy, la Digital Strategy – My DPO.
Ovviamente, il tutto sempre nell’ottica di analizzare i temi ad ampio raggio nell’esclusivo interesse dei Clienti. Dobbiamo affermare di “averci visto giusto”. Oggi raccontiamo anche un’altra verità.

 

Nel testo del comunicato stampa del Garante della Privacy l’importantissima essenza da porre in rilievo è:

Il nuovo obbligo di fatturazione elettronica – esteso a partire dal 1 gennaio 2019 anche ai rapporti tra fornitori e tra fornitori e consumatori – presenta, secondo il Garante, un rischio elevato per i diritti e le libertà degli interessati, comportando un trattamento sistematico, generalizzato e di dettaglio di dati personali su larga scala, potenzialmente relativo ad ogni aspetto della vita quotidiana dell’intera popolazione, sproporzionato rispetto all’obiettivo di interesse pubblico, pur legittimo, perseguito“.

Si, avete letto bene, siamo innanzi ad una vastissima portata di dati ad altissimo rischio di trattamento non rispettoso delle norme vigenti.

Per approfondire nel dettaglio, questi i testi integrali:

Si concretizza, così, quanto il nostro Studio aveva già anticipato ai propri Clienti illustrando e segnalando che quanto avevano già appreso o avrebbero anche appreso in futuro circa questa “opportunità”, questa “agevolazione” derivante dalla Fattura Elettronica non corrispondeva al vero, nel senso che “sul retro” era, è e resta altissimo il rischio (e il sospetto) che tale impostazione agevoli ben altri interessi e ben diversi da quello prettamente fiscale.

Non solo, ma, nel corso degli incontri è stata appositamente illustrato come questo “obbligo” previsto per l’Italia non fosse presente nel mondo e quanto a carico dei titolari di Partita Iva fosse una vera e propria sperimentazione. Una tesi che gli organi di informazione non ponevano in dovuto rilievo, mentre, nel frattempo, la pubblicità dei prodotti software per la Fattura Elettronica erano e sono ancora incessanti e molto frequenti su tutti i mezzi disponibili (TV, radio, carta, web, social, ecc.). Una vera e propria campagna “di massa” raramente vista, soprattutto in tema fiscale.

Abbiamo tenuto sempre “per noi” la fonte che ci ha consentito di conoscere la realtà della situazione e dell’attuazione della Fattura Elettronica. A questo sito potete avere un quadro completo e costantemente aggiornato della Fattura Elettronica nel mondo.

La diffusione della fattura elettronica nel mondo“, ma indovinate quelli dove è obbligatoria!!!!

Come sempre, il nostro Studio opera solamente nell’interesse dei Clienti, anche a costo di apparire contrario alle scelte “di massa” generate e prodotte per “ottenere una pubblica opinione senza una vera opinione” e portarla ad accettare inconsciamente interessi altrui distraendola dai propri, inclusi i propri diritti.

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